L'odierna denominazione scientifica ufficiale del fungo chiamato volgarmente «Boleto a gambo rosso», Xerócomus chrysénteron (Bull.) Quélet, esibisce nell'epiteto attributivo specifico, che com'è noto significa «a carne dorata» (e quindi non fa riferimento alle meno caratterizzanti striature e punteggiature rosse dello stipite), un genere grammaticale, il neutro, che erroneamente non concorda col genere del nome... generico Xerócomus, che è maschile; a tal riguardo giova puntualizzare che detto appellativo di specie - chrysénteron appunto - non può affatto essere inteso come espressione sostantivale, e ciò trova una conferma superflua - a parte altri pochissimi solecismi, comunque estranei alla terminologia micologica - nella generalità delle denominazioni specifiche aggettivali (composte di un sostantivo incorporato con il suo attributo) dei binomî linneiani che a migliaia popolano la nomenclatura scientifica degli esseri viventi. Lo stesso vale, ovviamente, per la concordanza grammaticale con Boletus, che è il vecchio nome generico sanzionato dal Fries, anch'esso di genere maschile.
Foto: Esemplari di Xerócomus chrysénteros
Il grande micologo francese P. Bulliard (1752-1793) - ghigliottinato durante il Terrore, un anno prima del suo grandissimo compagno di sventura A.-L. Lavoisier - nel coniare l’epiteto neutro chrysénteron in nesso col maschile Boletus si lasciò condizionare dal genere neutro della parola greca énteron (= «parte interna», cioè «carne», «polpa»). La norma grammaticale, invece, impone che il genere neutro di un nome che nella fattispecie entra in composizione con un aggettivo per formare un epiteto specifico (il quale ha sempre valore attributivo, cioè aggettivale) e per qualificare un nome non neutro, sia sostituito dal genere non neutro di quel nome, sia esso maschile o femminile: nel nostro caso l’aggettivo composto deve concordare col maschile Xerócomus a cui si riferisce, donde chrysénteros, non chrysénteron.
Se il miconimo generico fosse neutro, il genere grammaticale della relativa denominazione specifica qui in oggetto sarebbe obbligatoriamente neutro, donde chrysénteron, ma ciò non avrebbe nulla che vedere col genere neutro di énteron: a tal riguardo si rivela molto istruttiva la denominazione Tricholóma chrysénteron - designante un «Tricoloma» anch'esso «a carne dorata» - nella quale il genere neutro dell'epiteto specifico è sacrosanto e intoccabile, proprio perché il nome Tricholóma è neutro; ma nel caso che questo nome generico fosse sostituito dall'equivalente sinonimico Calócybe, che è di genere femminile, la denominazione specifica sarebbe chryséntera - non chrysénteron -, acquisendo d'obbligo lo stesso genere, femminile appunto, di Calócybe.
Parimenti istruttiva è l’ omologa 'metamorfosi' del genere neutro della parola greca phýllon, che significa «lamella» («foglia», se si esce dal campo micologico) e perde il suo genere di partenza, il neutro appunto, non appena diventa secondo termine di un composto che deve concordare con una parola il cui genere è diverso dal neutro (in questo caso è femminile, non maschile come il genere di Xerócomus): mi riferisco alla Ompháli(n)a chrysophýlla, il cui nome specifico (= «dalle lamelle dorate») esibisce correttamente nel secondo termine -phýlla il genere femminile del... già neutro phýllon, perché deve concordare nel genere col femminile Ompháli(n)a. In merito va precisato che le due forme oscillanti di questo nome generico, in -ia e in -ina, sono perfettamente equivalenti e significano «Ombelicale» per via della piccola depressione 'onfaliforme' al centro del cappello. Ovviamente si avrà il neutro chrysophýllum/-on per la concordanza con il nome generico - neutro, non femminile! - Gerronéma, alternativo ad Ompháli(n)a); lo stesso dicasi della... 'transessualità' del neutro phýllon nel miconimo femminile Collýbia platyphýlla (= «Collibia a lamelle larghe»).
Se prendessimo per buona la concordanza di chrysénteron con Xerócomus, dovremmo pretendere - cosa evidentemente assurda e intollerabile - la concordanza del neutro chrysophýllum/-on col femm. Ompháli(n)a, e del neutro platyphýllum/-on col femm. Collýbia.
Se infine prendiamo in esame il nome generico Xerócomus, «Dalla chioma asciutta», il suo genere maschile conferma con piena evidenza la necessità di correggere il genere neutro della denominazione specifica chrysénteron del «Boleto dal gambo rosso». Infatti il secondo termine di questo nome composto, Xerócomus appunto, che significa «chioma» (= "rivestimento della testa"), rinvia al vocabolo greco (ionico-attico) kóme (kóma nei dialetti dorico-eolici), non maschile, ma femminile, e nonostante ciò ha nel composto la desinenza -us del maschile (ovviamente perché è maschile il nome sottinteso fungus, o un suo equivalente, che può essere boletus). Nella lingua greca non è attestata la precisa forma Xerókomos evocata da Xerócomus, ma fra i tanti omologhi disponibili occhieggiano ammiccanti i composti Xeroképhalos, «Dalla testa asciutta» (fonte: Alessandro di Afrodisia, 3° sec. d. C. ), e Xanthókomos, «Dalla chioma bionda» (fonte: Oppiano di Anazarbo, 2° sec. d. C.), nei quali i sostantivi femminili kephalé, «testa», e kóme, «chioma» assumono la desinenza -os del maschile, al pari di kóme in Xerókomos.
Lo stretto parallelismo con énteron e con phýllon, i quali non diversamente da kóme (che perde il genere femminile) perdono il loro genere neutro di partenza - come qui si è constatato -, è di una evidenza solare. Ma c'è dell'altro. Il secondo termine -comus di Xerócomus rinvia a pari titolo non al gr. kóme ma alla gemella voce latina coma, «chioma» appunto, ed anche in questo caso il composto generico maschile Xerócomus trova nella lingua latina corrispettivi molto precisi, come ad es. flavícomus, «dalla bionda chioma» (fonte: Claudiano, IV-V sec. d. C.), esibente una desinenza maschile assunta da un sostantivo femminile (cfr. il 'sosia' greco Xanthókomos). Per quel che riguarda la scelta tra le forme -komus e -comus di detto secondo termine - entrambe con desinenze latine - va puntualizzato che il primo termine del composto in questione è sicuramente greco (xerós significa "secco", "asciutto"), e bisogna pertanto considerare greco anche il secondo; del resto è notorio che di norma la lettera -k dell’alfabeto greco è usualmente trascritta in latino con la grafia -c, e pertanto non v’è alcuna necessità di scrivere Xerókomus, che sarebbe un ritocco inopportuno, non la necessaria rettifica di un solecismo quale è quello che invece aduggia la denominazione specifica chrysénteron.
Raffaele Di Virgilio