Pallini di acciaio: ciò che tutti i cacciatori dovrebbero conoscere di Edoardo Mori
Ricordi di G. Puccini cacciatore e uomo
Una chiara e moderna legislazione sulle armi comuni di Edoardo Mori
L'antesignano dei verdi di Edoardo Mori
Licenza di caccia per cui non si è pagato il rinnovo annuale - Validità di Edoardo Mori
I cacciatori si devono preparare. I pallini ed i proiettili in piombo sono destinati ad essere proibiti per effetto dell'adesione della Repubblica italiana all'Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell'Africa - Eurasia, fatto a L'Aja il 15 agosto 1996; l'Accordo è stato recepito con L. 6 febbraio 2006, n. 66, immediatamente entrata in vigore, e quindi già è vietato cacciare con pallini di piombo nelle zone umide (zone di caccia marittime, paludi e acquitrini non bonificati, fiumi, canali, laghi, stagni, specchi d'acqua, risaie, ecc.).
Non è però un problema così pesante come potrebbe apparire a prima vista. Negli Usa il problema è già stato affrontato da oltre 10 anni e sono stati svolti studi approfonditi per valutare come sostituire il piombo. Nell'ambito del programma CONCEP (Cooperative Nontoxic Shot Education Program) si è sparato ad oltre 20.000 capi di selvaggina (anatre, fagiani, oche e tacchini) per vedere l'efficacia dei pallini di acciaio ed i risultati sono serviti ai produttori per creare nuove munizioni ed armi adatte ad esse.
Sono stati esaminati altri metalli come leghe di bismuto, tungsteno, ma il rapporto qualità-prezzo rende improponibile ogni scelta diversa dall' acciaio e il 95 % delle munizioni senza piombo lo impiegano. Il termine "acciaio" è alquanto generico e nelle traduzioni nelle varie lingue si va dal "ferro dolce" allo "acciaio dolce" o allo "acciaio" senz'altra indicazione. Ciò che conta è che sia composto dell'elemento chimico ferro e che sia il più tenero possibile. La produzione di questi pallini non presenta difficoltà di sorta perché (con diversa durezza) sono già impiegati da tempo per la pallinatura dei metalli.
I problemi che si pongono sono due: quelli della sicurezza dell'arma e quelli del rendimento balistico.
Va subito chiarito che i pallini di acciaio non producono un'anomala usura della canna del fucile per il semplice motivo che vengono sempre sparati con una apposita borra-contenitore di plastica che impedisce il contatto con la canna. I produttori hanno sviluppato contenitori di plastica particolarmente resistente. Essi in teoria riducono il volume a disposizione per i pallini, ma nella pratica si è visto che è possibile ridurre il borraggio ed usare polvere a bassa densità volumetrica, così da recuperare persino più spazio. Però il ridotto borraggio e il fatto che essi offrono una resistenza poco elastica ai gas, comporta che la pressione viene meno ammortizzata e così che la pressione massima in canna viene raggiunta in un tempo (0,20 millisecondi) che è la metà di quella che si riscontra nelle cartucce con piombo (0,40 ms).
Vi sono invece dei problemi con la strozzatura perché il volume dei pallini è maggiore e i pallini di acciaio non possono deformarsi come quelli di piombo in caso di sovrapressioni e creano perciò spinte radiali maggiori che possono danneggiare la strozzatura.
Si è visto però che una cartuccia con bossolo da 70 mm, pressione massima di 740 bar e pallini che non superino il diametro di 3,25 mm (nr. 3,5) non creano alcun problema in normali fucili già in uso purché la strozzatura sia uniformemente conica e non superi i 10/10 di restringimento (un millimetro). Il pallino da 3,25 mm di acciaio è risultato essere il più adatto per la canna all'anitra mentre per l'oca canadese si consiglia il pallino di acciaio da 4 mm.
È però sempre meglio non fidarsi delle misure incise sulla canna e di far controllare la misura da un esperto.
Fucili fini di alto pregio dovranno essere prodotti con canne leggermente più robuste.
La soluzione del futuro per i fucili da caccia va rinvenuta negli strozzatori variabili che consentono in pratica di adeguare qualsiasi fucile per l'uso di cartucce con pallini di acciaio, anche di quelle più potenti. Quindi si possono già tranquillamente comperare fucili con canna cilindrica e strozzatore variabile.
Il peso specifico del acciaio è del 30% inferiore a quello del piombo; per mantenere, a parità di velocità iniziale, la stessa energia finale, occorre aumentare il diametro del pallino in modo che il suo peso rimanga più o meno lo stesso. Ad esempio il pallino di piombo da 3 mm pesa gr. 0,16; lo stesso pallino di acciaio peserebbe solo 0,10 gr ; per ottenere un pallino di acciaio dello stesso peso occorre un diametro di 3,4 mm. come dalla seguente tabella:
Piombo | Acciaio | Cb | |||
Numero | Diametro mm | Peso | Diametro mm | Numero | Pb/Fe |
10 | 1,8 | 0,032 | 1,98 | 9 ½ | 123/149 |
9 ½ | 2 | 0,047 | 2,256 | 8 | 10/13 |
8 | 2,3 | 0,072 | 2,6 | 6 ½ | 89/114 |
7 | 2,5 | 0,091 | 2,81 | 5 | 42/53 |
5 | 2,9 | 15 | 3,3 | 3 | 136/177 |
4 ½ | 3 | 0,16 | 3,4 | 2 ½ | 35/44 |
3 | 3,3 | 0,21 | 3,7 | 1 | 42/53 |
2 | 3,5 | 0,25 | 3,94 | 0 | 7 671/757 |
La seguente tabella balistica indica invece di quanto varia la perdita di velocità dei due tipi di pallino, a parità di peso.
Distanza | 2 mm Pb | 2,25 mm Fe | 3 mm Pb | 3,4 mm Fe |
0 | 400,0 | 400,0 | 400,0 | 400,0 |
5 | 354,9 | 354,8 | 363,4 | 357,5 |
10 | 314,8 | 288,0 | 330,2 | 319,6 |
15 | 279,3 | 258,5 | 300,0 | 285,7 |
20 | 247,8 | 223,4 | 272,6 | 255,3 |
25 | 219,8 | 193,2 | 247,6 | 228,2 |
30 | 195,0 | 167,0 | 225,0 | 204,0 |
35 | 173,0 | 144,4 | 204,4 | 182,3 |
40 | 153,5 | 124,8 | 185,7 | 163,0 |
45 | 136,2 | 107,9 | 168,8 | 145,7 |
50 | 120,8 | 93,3 | 153,3 | 130,2 |
L'immagine qui sotto rende chiaro anche il decorso dell'energia, ricordando che un pallino per anatra deve colpire con almeno 2,7 J di energia.
La minor velocità residua è stata compensata con un aumento della velocità iniziale, possibile perché i pallini non si deformano, e con la scelta di una adeguata strozzatura.
Il pallino di acciaio ha un'ottima penetrazione (+ 5-10%) e, in genere, passa da parte a parte il selvatico. Rimbalza più facilmente contro ostacoli o sul terreno gelato mentre ha comportamento normale sull'acqua. Può essere recuperato dal terreno di campi da tiro mediante calamite.
Le prove sul terreno di caccia hanno dimostrato che seguendo le regole sopra esposte, si può sparare senza problemi fino alla distanza di 40 metri, con una distanza ottimale di tiro dai 25 ai 30 metri. Lo sciame più raccolto impone di migliorare la propria mira, specie nei tiri di traverso. Comunque prove fatte con cacciatori che non sapevano con quale tipo di munizioni stavano sparando, hanno dimostrato che essi non erano in grado di accorgersi di differenze nei risultati e sono riusciti ad abbattere anatre ad oltre 60 metri.
Per il cal. 20 si consiglia di non superare i 390 m/s e di limitare il diametro dei pallini; la distanza ottimale di tiro è di 20 metri.
Per cartucce da trap si consiglia di passare da pallini da 2 mm a quelli di 2,3 e da 2,4 a 2,6.
È immaginabile che in futuro i produttori introducano minime differenze fra i pallini in modo da ripristinare la lunghezza dello sciame a cui siamo abituati.
Come si è detto, il costo della cartuccia con pallini di acciaio non differisce da quello di una cartuccia con pallini di piombo. Se non si bada al costo vi sono altre possibilità.
Bismuto
I pallini di bismuto (p. s. 9,7), talvolta in lega con stagno, costano circa 4 volte tanto quelli acciaio, ma hanno il vantaggio di essere pressoché equivalenti, sotto ogni aspetto, a quelli di piombo. Il loro impiego sarà doveroso per chi caccia con armi fini di pregio, senza così preoccuparsi di danni alla canna o della strozzatura.
Zinco
I pallini di zinco (p. s. 7,1) equivalgono a quelli di acciaio, ma non creano problemi di strozzatura; rendono meglio con una strozzatura conica accentuata e il tiro utile è un po' inferiore a quello con il acciaio poiché sono ancora più leggeri.
Tungsteno
Il tungsteno (o wolframio, p. s 19) pesa più del piombo, costa quanto il bismuto, ma è durissimo e quindi poco adatto. Il suo peso è poi eccessivo per una carica in cui è importante avere una rosata con un numero sufficiente di pallini.
Qualcuno ha pensato all'oro ed il platino, ma bisognerebbe poter sempre recuperare i pallini! Altrettanto vale per l'uranio impoverito che costa poco, pesa come il tungsteno (peso sp. 19) … ma verrebbe proibito molto presto! Ovviamente scherzo perché metalli così pesanti imporrebbero di ridurre drasticamente il numero di pallini per restare in una massa tale da non creare un rinculo insopportabile e la rosata diverrebbe insufficiente.
Altri compositi
La Federal e la Kent-Gamebore hanno creato dei pallini di resina in cui viene inserita polvere di tungsteno in modo da riprodurre peso e qualità del piombo. Essi possono essere sparati da qualsiasi fucile senza problemi.
La Federal produce anche i Tungsten Iron Loads, che sono formati da resina, tungsteno e acciaio; pesano come il piombo, ma sono durissimi e richiedono perciò fucili con prova speciale e contenitore di plastica. Simile gli Hevi Shot della Remington.
Secondo le decisioni del CIP occorre distinguere
Fucili che abbiano subito la prova tradizionale, ordinaria o superiore di 960 bar (cal. 12) , 1020 bar (cal. 16) e 1080 bar (cal. 20), ma non quella per pallini di acciaio, possono sparare cartucce con pallini di acciaio con durezza esterna massima di 110 Vickers (interna 100) se:
1) la pressione non supera i 740 bar;
2) se il diametro del pallino non supera a 3,25 mm per il cal. 12, a 3 mm per il cal. 16, i 2.75 mm per i calibro 20;
3) Se la velocità dei pallini non supera i 400 ms per il cal. 12, i 395 ms per il cal. 16 i 390 ms per il cal. 20
Inoltre se la prova è stata soltanto ordinaria (non "superiore") la strozzatura non deve superare la mezza strozzatura.
Fucili che hanno subito la prova superiore di 1200 bar in cal 12
Valgono le stesse regole.
Fucili che hanno subito la prova speciale per pallini in acciaio a 1370 bar al trasduttore (marchio di prova con il giglio):
Possono sparare tutte le munizioni approvate dal CIP (attenzione ad alcune cartucce americane!), ma:
1) La pressione non deve superare 1050 bar
2) I pallini non devono superare i 4 mm se la strozzatura non supera la mezza strozzatura; se è inferiore si possono usare pallini oltre i 4 mm
3) La velocità iniziale non deve superare i 430 ms (cal 12, cal. 12 magnum, cal 20) o 420 ms per cal 16/70 o 410 ms per cal. 20/70
È possibile far sottoporre armi già detenute alla nuova prova per pallini di acciaio.
di A. Bettolacci
Una sera eravamo soli nel suo studio a Torre; Giacomo cantarellava accompagnandosi al piano sapeva di farmi piacere, e anche un po' per prendermi in giro! - vecchi motivi di vecchie opere. - "Dite a la Vergine .... " .... S'interruppe : - Che frase sublime, disse, che Opera è questa .... - Scrivi anche te La signora delle Camelie, - gli dissi. - Sei matto, - mi rispose - ; ti pare che io voglia scrivere un'altra Traviata dopo Verdi ? - Scusa, hai avuto il coraggio di scrivere la Manon dopo Massenet, e con che successo ; perchè non ti provi ? - No, no, - mi disse, - sarebbe una pazzia, oltre che una sfacciataggine. - Passò del tempo, e un giorno gli scrissi a Milano, e come poscritto, in fondo alla lettera : Hai più pensato .... a Margherita ? ". " E dai con la Gutier ! Ma io non ho fegato. Però comprerò il romanzo e lo leggerò ". Dopo qualche settimana, sempre da Milano " Leggo con Adami Margherita. Mi piace, si sta studiando, chi sa ? Sarebbe un ardire, ma anche un bel colpo. A lettura finita ti ridirò ". Ma poco tempo dopo : " La Dame aux Camelias ha tramontato. Non c' è mezzo di esche da quel che è stato fatto ; e ripetere le stesse situazioni e nello stesso modo, non può andare ". Così tramontò l'idea della Traviata; ma io ho sempre pensato che se avesse avuto il coraggio di farlo, dato il suo modo di sentire e di scrivere, avrebbe fatto una, gran bella cosa.
Ricordo che in quell'anno, o giù di lì, davano alla, "Scala " l' Elettra di Strauss ; Puccini era a Milano, c'ero anch' io, andammo insieme alla première. Io era nelle poltrone, Lui in un palco non so di chi. Ci si doveva trovare dopo lo spettacolo sulla piazza. Non sono per la musica rumorosa, e l' Elettra è tutta rumore dal principio alla fine. Non mi riuscì di capirci nulla ; e al calar della tela mi alzai tutto intontito e escii per prender aria ; ma quando fui nell'atrio mi accorsi che tutti se ne andavano. - O che è finita ? Tornai subito indietro a prendere il pastrano, e escii dal teatro. Ma aveva perso tempo ; e su la piazza trovai Giacomo appoggiato a un lampione, e : - O che facevi, - mi disse - me ne andavo. - Aspettavo il secondo atto. - Rise.. - T' è piaciuta ? - Non ci ho capito nulla. -Passò del tempo, e a Torre del Lago se ne riparlò. Aveva letto lo spartito, e mi disse che c'era del buono ; ma mi parve che lo dicesse senza convinzione ; quello che è certo è che lui di quella musica non ne avrebbe scritta.
Il primo di ottobre del '12, mi pare, era ad Amburgo : "Ti scrivo mentre mi sinicchiano. Sono qui nel gabinetto del Von Director e fumo, e mi rompo le scatole. Le premières mi rendono nervoso : non come un tempo, ora son nervi di sapor disgustoso. Vorrei essere lontano, non lo so neppur io .... Ma quel che è certo è che non mi diverto, e penso con gioia alle 11, perchè tutto sarà finito. No, che dico ? Ho un vile, ed infame banchetto ! E' il solito calice da bere ! Sento la tromba dell'arrivo di Minnie. Rimango fino al 4 ; parto per Lipsia per assistere a Tosca ; il 5 sarò a Vienna per assistere al lavoro di mise en scène, con probabili pranzi delle principesse austro-lucchesi, coi loro reggimenti di figlioli ; da loro mi par di respirare l'aria nativa: parlan lucchese più di me ! Oh mia Torre del Lago, benchè la simpatia per il trogolo sia scemata, ora lo desidero ! ".
Quando il lago fu venduto alle Torbiere d' Italia, Puccini era fuor di sè, temendo che gli togliessero la caccia; ma s'intesero e fu rinnovato l'affitto. Però qualche noia l'ebbe; volevano imporgli come socio un certo avvocato, amico del direttore delle Torbiere ; e Puccini di soci non ne voleva. Furono lunghe trattative, ma alla fine rimase padrone assoluto.
Nel dicembre dello sesso anno, scriveva : "Se ti dicessi che Milano è un incanto, mi metteresti in-canto ! Come vedi dall'esordio ho la mente annebbiata come il cielo lombardo .... Ma dopo Natale neppure un terno al lotto mi terrebbe qui. Verrò a Torre, e se le Morette saranno buone, mi ci fermerò ; spero che mi divertirò. Parisina va domani sera, o per meglio dire, domani notte, perchè si dice che terminerà alle 2. So che Mascagni ha lavorato come un negro, speriamo che gli vada bene, glie l'auguro di cuore ; povero lui se andasse a rovescio".
Ci fu un tempo che molti fecero pratiche per prender in affitto la caccia del lago, togliendola per conseguenza a Puccini. E offrivano anche un prezzo maggiore. Ma erano società di cacciatori, chi sa che baccano avrebbero fatto sul lago. Riuscii a persuadere chi aveva la facoltà di decidere, di lasciare la caccia a Puccìni ; lo scrissi subito a lui, e mi rispose : " Quanto mi scrivi mi stupisce e anche un po' m'addolora; ma tu, ma loro, avete pensato a me, e ve ne sono tanto grato. Togliermi il Lago è come togliermi un pezzetto di cuore. E che farei io a Torre ? ! Io credo e ho sempre creduto all'amicizia, e anche all'amore ; e in fondò..sono e sarò sempre un grande ottimista; benchè abbia potuto constatare molte e molte volte che nel mondo le disillusioni son sempre più copiose del contrario. La tua affermazione di amico mi fa bene, e sempre più mi rende visionista del buono e del bello che c' è nella vita. Avrai letto la campagna che si fa contro la Rondine. Viene da Parigi ! Che vuoi farci . Il mio successo, te l'assicuro, vero e sodo, gli ha dato ai nervi ; ma la continuazione della guerra viene da qui, da questa bolgia milanese, nella quale si agitano tante forze invidiose e ostili ; ma poco m'importa. Insomma il sotto non esiste, e tutto il mio operato è chiaro come la mia musica ; io rimango sereno e aspetto. Intanto ho scritto una lettera al Corriere " la leggerai e mi dirai il tuo parere ".
E aveva ragione. Appena scoppiò la guerra con l'Austria Puccini si dette un gran da fare per rompere il contratto coi viennesi : " Pare che alla fine riescirò a levare ai nostri nemici la Rondine. - mi scrisse in quei giorni -, e se avrà ali volerà presto da noi". Pensare che qualcuno malignò perchè Giacomo si era impegnati a scriver musica per l'Austria ; allora eravamo in guerra; ma quando fece il contratto eravamo amici, e per di più alleati !
Nel dicembre del '18 doveva andare in scena il Trittico a Roma. Ricordo che questo nome di Trittico che gli fu dato non so da chi, lo sorprendeva. " Perchè lo chiamano Trittico ! Sono tre lavori che non hanno nulla da fare uno con l'altro. Basta, lo chiamino come vogliono, ma noi .... ". Giacomo stava per partire per la Capitale. Io ero a caccia al Chiarone. Dopo le prime rappresentazioni voleva venir subito al Chiarone anche lui ; da Torre mi scrisse : " ....mi ci vuole una camera e un barroccino comodo " - due cose difficili a trovare in quel deserto - " Come ti ho scritto vado a Roma Hotel Quirinale ; ci sarò lunedì 9 alla sera. passando dalla stazione tua alle 6 ; se ci sei ci si saluta. Mandami il plico di "Ricordi " a Roma, è urgente che io l'abbia. Qui a Torre fa schifo, niente più caccia ; non m' è riuscito di ammazzare una beccaccia in Macchia. La cagna non mi ha dato segni di naso. Io rimango a Roma fino al 7 o l' 8 gennaio ; allora mi fermerò da te al Chiarone, prima è impossibile ; ma trovami il barroccino ! Farei venire Amanno e Nicche, a portarmi il cane - il fucile l' ho con me - e rimarrei in quei paraggi per qualche giorno. Ma il barroccino mi ci vuole coute qui coute. Prega che mi vadano bene i miei tre lavori. Vieni a Roma presto, ti serbo il posto ; ma vieni per le prove ; la première dovrebbe essere il 2 gennaio ; da provare c' è molto ! ".
Quando passò per andare a Roma non ci si vide ; gli scrissi per il plico " Ricordi ", e per dirgli di tenermi informato ; perchè qualche giorno avanti la prima ci sarei andato, ma molto molto prima no ; c'era un poco di caccia e mi dispiaceva perderla ! Di questo Puccini non si poteva sorprendere, perchè anche lui, fra le cure e le trepidazioni per la première pensava sempre alla caccia ! E il 12 mi rispose: " Ti scrissi che sarà il 2, prima no certo ; per ora non si può dire preciso. Prove fin ora bene. Rimasi contrariato per non averti potuto parlare al passaggio del treno.
Insisto, ricordati, io senza il traino fisso non potrei stare al Chiarone. Per le prove puoi venire fra qualche giorno, saremo più avanti. Dopo l'andata delle opere forse andremo, con Magrini e Cecco Fanelli (son qui a Roma) alla Pescia Fiorentina ; se farà freddo ci saranno le beccacce, se no transeat. Credo che le tre opere saranno una buona cosa ; così si preludia nel l'animo mio e dei vicini ". Dopo qualche giorno andai a Roma ; furon giorni deliziosi. Il Trittico ebbe quel successo che tutti sanno.
Il barroccino non lo trovai ; al Chiarone ci venne, ma di passaggio per andare dai Magrini alla Pescia Fiorentina. Ci andai anch' io, due giorni per le cacce ai cignali ; se ne uccisero cinque. Com'era allegro Giacomo in quel tempo, che giorni indimenticabili furon quelli ! Chi avrebbe mai pensato che pochi anni dopo il nostro Puccini sarebbe scomparso per sempre !
Potrei seguitare ancora a narrare di Lui, frugando nella corrispondenza del grande, caro Amico ; ma vedo che mi son dilungato assai più di quello che in principio pensava. Dirò solo di un'altra cosa che forse interesserà più me, di chi legge .... Ma ormai ci sono .... e chi non vuol leggere, salti.
Ogni volta che finiva un' Opera mi mandava lo spartito ; sempre con dediche .... più o meno straordinarie ! Su la Bohème, che era dedicata al marchese Carlo Ginori
" Al marchese Carlo Ginori, e al suo alter ego Antonio Bettolacci "
Su lo Spartito della Manon
" Manon Les-cot-tano le mani a suonar questa musica ? ! "
Sul frontespizio della Tosca
" To ....scavezza collo, questo Spartito è tuo "
Su La Fanciulla del West.:
" A Bettolacci antico, che fù sempre nemico
Con l'aria di Manrico porta il cappello aprico sia a Torre o a Portorico. E tiratore io dico con occhio assai mirico ; ahimè come affatico ; la mente mia per te ! "
Questa dedica .... poetica, è scritta così male che non si arriva a, leggerla tutta ; i versi illeggibili li ho saltati.
Su la Rondine
" A Tonio Bettolacci che fu senza vergogna ! (io attesto cose vere) venne per la Première accolto con abbracci ; rimase pochi istanti fuggendo il giorno avanti da l'ospital Bologna. Sì, fu senza vergogna ! ! "
Questo v a spiegato. La Rondine doveva andare in scena il tre, fu rimandata al 5. Aveva un impegno che non poteva rimandare ; lasciai Bologna insalutato ospite. Questo il motivo della dedica.
Non posso dire di tutte le lettere che ho di lui, interessanti sempre, ma che contengono più o meno cose che è prematuro far note. Quando sarà.... storia antica,qualcuno le ritroverà; e ne farà quel che crede.
Voglio dire un'altra cosetta, tanto per dare ancor più un' idea di certe stranezze del carattere di Lui. Era appena ritornato da New York, si passeggiava lungo la ripa del Lago, e mi raccontava tante cose del Suo viaggio in America: - Forse domani, mi diceva, vedrai che. bella barchettina m'arriva da Genova ; l'ho portata da N . Y. con me, sul " Lusitania ", ma non ho avuto pazienza di aspettare per tutte le formalità della Dogana. - 0 che non ne avevi assai delle barche, ne hai una flotta ; cosa ne fai ? - Sì,ma quella è un'altra cosa ; vedrai. - Ti costa molto ? -Non tanto : mezz'ora, di lavoro .... - E rideva. - Senti come è andata ; aveva veduto quella barca in mostra e m'era piaciuta tanto, me n'era innamorato ; ma, mi pareva fatica a spendere le cento sterline che ne chiedevano; tanto più, come dici te, ne ho una flotta. Una mattina mi capita in camera R. - Sai Giacomo, Miss K. vuole in tutti i modi avere un tuo autografo .... - Mandala in quel paese. - Ma senti, dice che se le scrivi il duo di Rodolfo e Mucia, dà cento sterline. - Cento sterline; proprio quel che ci vuole per la barca ; in una mezz'ora io scrivo, e mi levo la voglia gratis ! - Di' a Miss K., - e diceva per esteso : miscappa) che avrà il duo. Lo scrissi, e presi la barca, che ho chiamata " Minni " ! - La barca arrivò la sera stessa ; era davvero graziosa, e filava veloce su le acque tranquille del Lago.
Credo che esista sempre, per quanto vecchina, nel porticciolo a Torre.
E chiedo questa, forse troppo lunga chiacchierata, parodiando gli antichi versi
Se e oguno conoscesse il cuor ch'egli ebbe, Molto l' ha amato, e ancor più l'amerebbe !
di Edoardo Mori
Questa relazione è stata tenuta da me il 10 settembre 1979 al primo Convegno della Esposizione Armi Bresciane, quando ancora non si chiamava EXA. Personalmente sono lieto di aver scritto con tanta lucidità e preveggenza da non dover cambiare ora nulla. Ma sono anche triste perché l'attualità dello scritto dimostra che per 26 anni abbiamo pestato l'acqua nel mortaio, che fino al 2005 l'ottusa burocrazia ministeriale ha fatto più passi indietro che in avanti, che rimane ancorata a norme medievali, che abusa del proprio potere.
Le armi nel diritto
Considerazioni generali
Argomento di questa relazione sono le armi nel diritto. Il diritto è espressione e realizzazione di una società in un dato momento storico, e presupposto di una legislazione consapevole è l'accertamento del significato delle armi nella società e l'accertamento dello spazio che ad esse si può e si vuole dare.
Ricerche etnologiche e psicologiche abbastanza recenti hanno indotto a ritenere, con argomenti convincenti, che l'aggressività è per l'uomo un istinto; l'uomo, privo di protezioni naturali e senza organi specializzati, doveva sopperire con la intelligenza per sopravvivere; attraverso lo sviluppo del cervello l'uomo ha potuto bilanciare la sua naturale inferiorità offensiva e difensiva con l'invenzione di armi artificiali. Verosimilmente fu proprio questa invenzione a dare il via all'evoluzione dell'uomo sapiens. L'artificiosità dello strumento è stata però pagata dall'uomo sul piano emozionale: mentre tutti gli animali che noi chiamiamo feroci, hanno delle barriere istintive che li trattengono dall'uccidere l'avversario vinto, l'uomo ne è privo quasi totalmente, salvo quei sentimenti di pietà e di compassione inculcati con l'educazione, ma che poco servono quando l'arma uccide da lontano e manca l'oggetto immediato della nostra pietà.
Il carattere istintivo dell'aggressività umana porta a concludere che sono illusorie tutte quelle teorie che sognano società ideali in cui l'uomo, affrancato da ogni bisogno, sarà liberato anche dal male: l'istinto della lotta e della sopraffazione è purtroppo radicato nella debolezza biologica e nella fragilità umana e deve accettarsi come un dato di fatto ineluttabile che vi saranno sempre aggressori ed aggrediti, uomini che sentiranno il bisogno di avere armi per offendere e uomini che vorranno averne per difendersi. E nel sopperire all'inefficienza del proprio corpo si può essere certi che l'uomo darà sempre prova della sua infinita inventiva.
Il fatto si è che il concetto di arma è estremamente relativo: per gli antichi erano armi pericolose e micidiali le spade e le balestre, per noi lo sono le pistole ed i mitra, ma non è affatto cambiato né il numero delle aggressioni, pubbliche o private, né quello delle vittime.
Se per forza di utopia si riuscisse a far sparire tutte le armi da fuoco, si pensa forse che con ciò diminuirebbero i delitti e le rapine? Tutt'altro: vedremmo semplicemente rapine commesse con armi da taglio o con bottiglie di vetriolo o con mezzi incendiari. Se la polizia possiede armi di un determinato tipo, si può essere certi che prima o poi le avrà anche la delinquenza (e l'esperienza insegna purtroppo che i delinquenti sono più pronti della polizia a comprendere l'efficacia di nuovi tipi di arma).
Le armi quindi vi sono sempre state e sempre vi saranno e devono essere considerate come una delle tante componenti del nostro sistema di vita. Del resto, per la sua natura di strumento che ha accompagnato l'uomo nella sua evoluzione, l'arma non è solo strumento del male, ma strumento dell'ordine. Come incisivamente dice Machiavelli nelle Istorie Fiorentine, "non è fomentatore di male chi alle armi si appiglia, ma chi a ciò lo costringe". L'arma è cultura, è storia, è sport, è caccia, è arte, è raffinata tecnologia e tutto ciò non può essere liquidato con discorsi semplicistici o manicheisti.
In Italia vi sono circa tre milioni di armi regolarmente denunziate (almeno secondo una stima attendibile) e ve ne sono probabilmente almeno altrettante non denunziate; vi è una notevole tradizione venatoria, vi è una tradizione industriale e artigianale tra le prime nel mondo, abbiamo nei musei e nelle collezioni private un invidiato patrimonio artistico, così che il problema delle armi è di quelli che, direttamente o indirettamente, tocca milioni di persone e non, come talvolta si vuol far credere, pochi fanatici da guardare con sospetto.
Da un diverso punto di vista si deve ricordare che se le armi nelle mani di pochi possono diventare strumento di oppressione nelle mani di molti sono sempre state strumento di libertà, come ci può essere di esempio la stessa Resistenza italiana: non per nulla le dittature sono sempre state le peggiori nemiche delle armi in mano al popolo, nel mentre che paesi di alta tradizione democratica hanno costantemente dimostrato di non temerle.
Poste queste necessarie premesse generali, passiamo ad esaminare quali dovrebbero essere i criteri fondamentali orientativi che dovrebbero guidare il legislatore, i principi cioè che potremmo chiamare di diritto naturale.
Le leggi sono strumenti per il raggiungimento degli scopi voluti dai politici. In un regime democratico i politici non possono e non devono perseguire scopi diversi da quelli dichiarati: un politico cioè agisce disonestamente se invoca restrizioni in materia di armi per combattere la delinquenza, mentre invece il suo vero scopo è di disarmare i cittadini al fine di poter attuare un colpo di stato.
Nel nostro stato di diritto l'unico scopo lecito che i politici, allo stato attuale delle cose, possono proporsi è solo quello di garantire la sicurezza pubblica e privata facendo sì che le armi non vengano in possesso di persone capaci di abusarne (delinquenti) o di male usarne (giovani, matti, persone inesperte).
Questo scopo deve essere prospettato al tecnico legislativo, che deve cercare di fare della legge uno strumento quanto più preciso possibile; solo così si raggiungono gli scopi prefissati con il minor sacrificio per il cittadino.
Ora ad un tecnico legislativo che conosca il suo mestiere e che abbia meditata a sufficienza la materia ed i problemi connessi (ci vogliono alcuni anni di studio), dovrebbero essere chiari i seguenti principi.
A) Non vi è alcun collegamento tra armi e criminalità. Per la criminalità è indifferente il numero e la specie di armi in circolazione perché vi saranno sempre sufficienti ed idonei strumenti di offesa e perché la diminuzione di strumenti di autodifesa nelle mani dei cittadini può solo dare più tranquillità al criminale che sa di aver minori probabilità di trovare una agguerrita resistenza. Illuminanti sono al riguardo le statistiche degli Stati Uniti.
Negli anni tra il 1970 ed il 1976 la percentuale delle uccisioni cagionate con armi da fuoco, rispetto al totale delle uccisioni, è stata pressoché costante, attorno al 64% e con una lieve diminuzione nel 1976. Ebbene, nello stesso periodo vi è stato un imponente aumento delle armi acquistate da cittadini americani.
All'inizio del 1973 si stimava che gli americani detenessero privatamente circa 210.000.000 di armi. Tra il 1973 ed il 1976 essi hanno acquistato altri 25.000.000 di pezzi con un aumento del quantitativo, in soli quattro anni, del 12%. Nello stesso periodo,. come già detto, le uccisioni per armi da fuoco sono diminuite.
Negli Stati Uniti il porto delle armi è regolato a livello locale. Ancora più sorprendenti sono le statistiche se si paragonano città con legislazione restrittiva e città con legislazione permissiva.
In una città come Detroit, molto restrittiva, si calcola che le armi sono portate quasi esclusivamente da delinquenti: cioè su 100 persone che circolano con un'arma corta da fuoco, 95 sono delinquenti che la portano illegalmente e solo 5 sono onesti cittadini con regolare porto d'armi. A Detroit si ha una percentuale di omicidi di 50 ogni 100.000 abitanti; a Cleveland, egualmente restrittiva, di 36 ogni 100.000 abitanti. In due città con legislazioni permissive e di analoghe dimensioni, quali Milwaukee e San Diego, la percentuale scende al di sotto dei 10 omicidi ogni 100.000 abitanti.
Approfondendo l'analisi si scopre che a Detroit, in un anno, su 690 uccisioni ben 575 sono avvenute in quartieri negri ad opera di possessori illegali di armi. Ciò significa che i delitti commessi da detentori legali di armi si contano veramente sulla punta delle dita. Per contro a San Diego, con 1,6 milioni di abitanti, con gravi problemi di emigrazione dal Messico e relativo contrabbando di droga, ma dove una legislazione molto liberale consente di girare armata al 17,5 per cento della popolazione (280.000 persone) nel 1976 gli omicidi sono stati
solo 121.
Altrettanto significativo è il raffronto tra Stati che nello stesso periodo (1974) hanno liberalizzato le armi ed altri che invece hanno inasprito le norme.
Stati che hanno liberalizzato | Stati che hanno inasprito |
Uccisioni nel 1975-1976 | Uccisioni nel 1975-1976 |
Virgina - 17,4% | Lousiana + 4,8% |
Maryland - 20,6% | New Hampshire + 13,8% |
Oklahoma - 31,9% | Nord Dakota + 75% |
Wyoming - 32,4% | Vermount +161% |
Sud Dakota - 54% |
B) Le norme, per quanto severe e restrittive non serviranno mai a porre in difficoltà la grossa delinquenza ed il terrorismo che hanno mezzi di approvvigionamento che non sono certamente il negozio sotto casa. Si pensi a tutti i canali internazionali che legano fra di loro i trafficanti di droga o i terroristi e, per questi ultimi, in forza della estesa rete di connivenze, alla facilità di accedere anche ad armi dello Stato.
La norma non deve quindi proporsi mete irrealizzabili ed utopistiche che richiedano drastici sacrifici ai cittadini, con la certezza di non ottenere alcun concreto risultato.
Consideriamo ad esempio il caso degli esplosivi: non vi è dubbio che sarebbe bello ed auspicabile che nessuno giungesse mai a possedere esplosivi da utilizzare per attentati. Ciò è però del tutto irraggiungibile. Un certo controllo è utile e necessario affinché cose pericolose non vengano in mano a sprovveduti o squilibrati, esattamente come per i veleni. Però si deve ben tener presente che chi seriamente vuol procurarsi sostanze esplosive incontra ben poche difficoltà; sui cantieri, nelle miniere, nelle cave vengono impiegate giornalmente tonnellate di esplosivo e non vi è alcuna possibilità di controllare se tutto viene consumato nel modo prescritto: è sufficiente il caricare qualche fornello in meno di una volata di una cava per disporre di tutto l'esplosivo occorrente per tutti gli attentati che in Italia si commettono in un anno. Ordigni esplosivi come i razzi antigrandine sono, in pratica, di libera vendita e quanto serva una legislazione pur severa come la nostra lo dimostra il grande quantitativo di artifizi pirotecnici fabbricati clandestinamente a Napoli ogni anno.
Si aggiunga che se proprio si vogliono compiere attentati, vi sono numerose sostanze industriali in grado di esplodere distruttivamente e che gli esplosivi non sono gli unici mezzi per fare danni e vittime.
Ed a questo punto concludo con due notizie: una buona ed una cattiva.
La notizia cattiva (non voglio concludere con note tristi) è che a Roma circola per i ministeri la copia di un progetto di testo unico per le armi e gli esplosivi: esso è tenuto accuratamente nascosto, non si sa bene se perché obrobrioso o perché si vuol colpire di sorpresa il nemico e cioè gli armieri e gli appassionati di armi. Su di esso circolano solo voci abbastanza preoccupanti: si dice che il principale ispiratore ed estensore sia stato un perito balistico romano, noto nell'ambiente giudiziario come l'imperitus imperitorum e si dice che tutto il personale delle questure non basterà per tener dietro a tutte le denunzie e tutti gli incombenti che graveranno sui cittadini che avranno la sciagura di possedere o di voler possedere una arma, anche tra le più innocue.
La notizia buona è una vera primizia: venerdì la Commissione Consultiva, a cui devono andare tutti i nostri elogi incondizionati per la chiarezza di vedute e la competenza espresse nelle decisioni e nelle relazioni di quest'anno, ha espresso il parere che le armi in calibro 9 x 18 Ultra per pistola siano comuni; come già saprete la relativa cartuccia è già di libera vendita in Germania e sviluppando una energia di 35 kgm si pone di poco al di sopra del cal. 7,65 para. Finalmente una decisione che tiene conto della realtà e della precisa volontà del legislatore, che apre la strada ad una revisione di molte idee sbagliate che ci trascinavamo dietro da almeno cinquanta anni e che, togliendo l'impedimento di un assurdo limite di calibro, consentirà all'industria di produrre armi da difesa alla pari con quelle in vendita sui mercati stranieri, a parità di condizioni.
di Edoardo Mori
Il modo di sentire di un verde, termine generico che raccoglie tutti coloro che per i più disparati motivi interiori sono convinti in modo fanatico che solo le loro idee salveranno e miglioreranno il mondo (gattofili, uccellofili, antipesca, anticaccia, antitutto) è certamente degno di studio e nulla meglio si presta alla ricerca delle radici culturali del fenomeno, che le parole stesse di un loro grande antesignano, pronunziate quasi cinquant'anni orsono, ma assolutamente attuali. Diceva infatti costui (frasi in corsivo):
Per ricrearsi è indispensabile uccidere lepri e fagiani? La gioia di uccidere accomuna gli uomini. Fortuna che non comprendiamo il linguaggio delle lepri! Parlando di un cacciatore si esprimerebbero forse così: «non sapeva correre quel grosso maiale!». La massima gioia deve regnare tra le lepri quando si accorgono che un battitore è stato raggiunto da un colpo di fucile.
Si noti l'insensibilità morale di chi parla e per il quale la vita di un uomo può venir messa sullo stesso piano di quella di un animale. Ritroviamo lo stesso atteggiamento in tutti coloro che, con sprezzo sovrano della volontà della maggioranza, fanaticamente convinti di essere i soli possessori della verità, vorrebbero imporre le loro idee anche con la violenza ed il delitto (vedansi attentati a impianti chimici o nucleari, molestie ai cacciatori, dimostrazioni violente contro la costruzione di impianti vari, ecc.). Tra costoro vi sono molti baciapile, pronti a sventolare testi sacri quando si tratta di affermare principi che loro aggradano, ma che li rinnegano quando si fa loro osservare che Dio stesso ordinò ad Adamo di «dominare sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra» (Genesi, 1, 28) ed a S. Pietro di uccidere e mangiare «ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e di uccelli del cielo» (Atti degli Apostoli 10, 12).
L'elemento più simpatico della caccia è la selvaggina, poi il cacciatore di frodo. Lui, almeno, rischia la vita. L'ultimo degli aborti può muovere guerra ad un capriolo. La lotta è troppo ineguale tra un fucile a ripetizione ed un coniglio che non ha progredito da tremila anni a questa parte.
Personalmente il piacere che si ritrae dalla caccia mi sfugge totalmente. Uccidere un cervo con tutta quella messa in scena! E non si spara ad un coniglio quando è immobile, ma quando corre, affinché le sue ferite siano più spettacolari!
L'interlocutore, mentre faceva queste affermazioni, era tranquillamente seduto ad una tavola imbandita di carne e di selvaggina (anche se egli, personalmente, tendeva ad essere vegetariano per ragioni di salute) ed era circondato di oggetti di cuoio e di donne impellicciate; ciò che non gli sfagiolava, in effetti, non era l'uccisione di un animale, ma soltanto che altri godessero nel fare una cosa che a lui non interessava. Caratteristica dei verdi è proprio quella di essere settoriali: è verde chi ama gli uccellini ed è verde chi ama i gatti ed entrambi votano per la stessa persona, senza rendersi conto che non si può parteggiare contemporaneamente per Titti e per il Gatto Silvestro. E' verde chi vorrebbe i marciapiedi lindi e puliti per i pedoni, ma purtroppo è verde anche la vecchietta che consente al proprio cane di sconciare il sullodato marciapiede e le scarpe dei pedoni distratti; però entrambi sono convinti di far parte dello stesso movimento ideale, così come sono convinti di volere la medesima cosa coloro che lottano contro le centrali nucleari e coloro che vorrebbero ridurre l'uso di combustibili tradizionali, accusati di produrre l'effetto serra (in effetti qualche scienziato dice che sono molto più dannose le flatulenze del bestiame e di un miliardo di cinesi, ma la cosa non è provata; qualche altro scienziato ha sostenuto che l'anidride carbonica compensa il raffreddamento del sole e favorisce la crescita delle piante, e che quindi l'effetto serra potrebbe, in fin dei conti, risultare benefico, ma si è sottratto a stento al linciaggio).
Tipico del verde è poi di parlare a vanvera di cose a lui del tutto ignote, come dimostra la frase sulla caccia al coniglio.
I nostri antenati erano tutti contadini. Non c'erano cacciatori fra di loro; i cacciatori sono contadini degenerati. Chi un tempo si dedicava alla caccia era considerato un cialtrone, a meno che non se la prendesse con gli orsi ed i lupi.
Tipica del verde è l'ignoranza della storia; egli vive nel sogno beato dell'età dell'oro, secondo cui solo gli uomini primitivi sono senza peccato, vivono nel paese di Bengodi e in armonia con la natura; il male viene tutto dalla civiltà e dalla scienza e quindi è sufficiente abolire le invenzioni degli ultimi cento anni per ritornare tutti nel paradiso terrestre.
La storia, l'etnologia e altre scienze ci insegnano invece che l'uomo ha cessato di essere una scimmia in armonia con le banane solo quando ha imparato ad usare strumenti per difendersi e per cacciare e che solo l'arma ha consentito all'uomo di vincere e addomesticare un ambiente tutt'altro che favorevole ed amico. La natura per l'uomo nasconde rischi mortali ed è veramente un segno dei tempi che a parlar tanto di natura siano le persone che i polli li hanno visti solo al supermercato e che non saprebbero distinguere un cavolo da una sequoia.
La natura ci insegna come un'alimentazione razionale sia fondata sulla consumazione di alimenti crudi. Se oggi i nostri figli sono più sani di una volta, ciò è dovuto certamente, per buona parte, al fatto che molte madri hanno capito che contribuivano maggiormente alla salute dei figli facendo loro masticare dell'insalata cruda che dando loro del latte bollito.
Qui si ritrova una delle tipiche caratteristiche dei verdi, vale a dire quella di sparare sciocchezze con la più grande serietà, come se esse fossero verità scientifiche rivelate. E, quel che è peggio, a quelli che le sparano in buona fede si aggiungono coloro che sulle sciocchezze ci fanno i soldi. Alimenti macrobiotici, alimenti non trattati ed integrali che una volta ci saremmo vergognati di far mangiare ai polli, crusca venduta più cara della farina, alimenti classificati come «dietetici», «biologici», «ecologici», «naturali», senza che nessuno possa spiegare ciò che detti termini stiano effettivamente ad indicare; ormai non c'è più commerciante che non abbia capito che ogni porcheria si può vendere a caro prezzo purché rechi un'etichetta verde con qualche parola priva di senso concreto. Il gioco è sempre lo stesso: si fa leva sulle paure inconsce dell'uomo, sulla paura della morte e delle malattie per influenzare il suo pensiero. Una volta l'uomo, che sapeva quanto fosse facile morire, temeva per l'aldilà e si aggrappava alla religione; ora che la fiducia nella scienza fa credere a tutti di poter vivere un secolo, alcuni corrono ancora da un santuario all'altro sperando di veder la Madonna, o si affiliano a sette religiose di tipo medioevale, ma i più si aggrappano superstiziosamente ad ogni pseudoscienza che promette benessere.
E' un segno di decadenza quando un popolo disbosca il suo territorio senza rimboscarlo, perché così facendo viola le leggi della natura.
Questa frase dimostra... che chiunque ogni tanto può dire una cosa giusta!
L'uomo è indubbiamente il microbo più pericoloso che si possa immaginare. Sfrutta il suolo che ha sotto i piedi senza mai chiedersi se a questo modo non disponga di prodotti che forse sarebbero indispensabili alla vita di altre regioni. Se si esaminasse attentamente questo problema, vi si scorgerebbe probabilmente l'origine delle catastrofi che si verificano periodicamente sulla faccia della terra.
Anche questa frase dimostra l'immanente senso del catastrofico che anima i verdi. Ci fosse una cosa che va bene nel mondo! Ogni giorno sfornano statistiche assolutamente tendenziose (come può essere ogni statistica poco seria o in mano ad un fazioso) per dimostrare che tutto si sfascia. Ormai pare che anche il succhiarsi il pollice predisponga i neonati al cancro e quando ci sediamo sul water sentiamo un senso di colpa come pericolosi inquinatori. Il cielo ci opprime con il suo buco d'ozono, anche se nessuno è in grado di dire se sia o no una novità, perché fino a quindici anni orsono non si era in grado di misurarlo. L'aria ci preoccupa per l'effetto serra, ma i nostri monti sono pieni di neve e fa un freddo boia. Nessuno osa rammentare il famoso Club di Roma, che riuniva i migliori cervelli del tempo, il quale nel 1972 uscì con un libro intitolato «I limiti della crescita», pieno zeppo di previsioni catastrofiche sulle sorti dell'umanità entro il 1990. Ebbene, proprio non ne avevano azzeccata una! Chi ci dice che i nuovi Cassandri non appartengano alla stessa genia?
I fumatori non entrano in casa mia!
...e a dir la verità, se posso, neppure nella mia; ma non è un buon motivo per scatenare crociate contro chi si comporta in modo non conforme ai nostri gusti. Noi europei abbiamo combattuto per secoli proprio per affermare il principio che i popoli debbono reggersi democraticamente in base alla volontà della maggioranza e per affermare il principio che la maggioranza deve rispettare per quanto possibile tutti i desideri, le credenze, le fedi, i gusti dei singoli, che non siano in contrasto con imprescindibili esigenze della società. Se chi è contrario alla caccia può vietare ai cacciatori di cacciare, se chi è contrario al fumo può vietare ai fumatori di fumare, se chi è astemio può vietare a tutti le bevande alcooliche, se chi è finocchio può vietare l'amore con le donne, se chi ama la bicicletta può vietare le automobili, si arriverà ben presto a vivere in Stati di tipo mormonico in cui tutto ciò che non è espressamente consentito si deve intendere vietato e ogni cosa piacevole è proibita perché non contribuisce alla conservazione della razza umana. Le proteine animali saranno ottenute per clonazione e sarà finito l'abominio di fregar le uova alle galline e poi di ucciderle! Ed a quel punto l'umanità sarà ridotta ad un enorme formicaio in cui le uniche cose permesse sono mangiare e fare il donatore di sperma per la riproduzione artificiale ed in cui per l'individuo ogni godimento è spreco e peccato.
PS: L'antesignano, le cui parole sono state sopra fedelmente trascritte, non era persona da poco. Era Hitler in persona e tutte le frasi sono state tratte dall'opera «Conversazioni segrete di Adolf Hitler» raccolte da Martin Bormann, trad. A. Donaudy, Ed. Richter, Napoli, 1954. Esse sono state pronunziate tra il 28 ottobre 1941 e il 2 settembre 1942 durante i pranzi e le cene di Hitler con i suoi collaboratori.
di Edoardo Mori
La risposta al quesito se la licenza di porto di fucile per cui non si sia pagato il rinnovo annuale sia valida come licenza di porto di fucile per il tiro a volo e per acquistare armi e munizioni e per trasportarle è positiva e assolutamente ovvia e pacifica e davvero non si comprende per quale motivo deve uscire ogni tanto qualche sprovveduto (ivi compreso il sito della Polizia di Stato!) ad affermare il contrario. Il guaio è che troppi rispondono a caso senza neppure rendersi conto del problema.
E non vi è nessun problema a spiegare perché la risposta al quesito può venir data in termini di certezza.
Perciò la legge fiscale espressamente prevede che la licenza è valida per sei anni indipendentemente dal pagamento della tassa e che l'unica sanzione ipotizzabile nel caso si faccia uso della licenza di caccia per cacciare è quella fiscale-amministrativa.
QUINDI: la licenza di caccia è valida per 6 anni al fine di portare armi; anche se non è stata rinnovata annualmente essa ha valore di licenza di tiro a volo e legittima all'acquisto e trasporto di armi e all'acquisto di polvere e munizioni, cosė come ogni altra licenza di porto d'armi.
Meglio di cosė non riesco a spiegare la cosa; ma se uno non la capisce, vuol dire che è inutile insistere!
Edoardo Mori, magistrato da 36 anni, ha sempre operato in materia penale (pretore, giudice istruttore, GIP) ed ha approfondito più di ogni altro lo studio del diritto delle armi. Attualmente è giudice del Tribunale di Bolzano. Ha creato il sito www.earmi.it che è una enciclopedia delle armi: diritto, balistica, storia, banche dati, immagini, libri, programmi, ecc. Noi siamo oltremodo onorati di ospitare, nel nostro modesto sito, un personaggio di così incredibile conoscenza del settore delle armi.