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Micologia: Boletus pinicola vs Boletus pinophilus

Negli anni Settanta il nome specifico pinophilus del Boletus «a testa rossa» è stato sostituito da A. Pilat e A. Dermek al tràdito pinicola coniato a suo tempo da C. VITTADINI (1835) e poi sanzionato da G. VENTURI (1863). Quella estromissione oltremodo offensiva nei confronti di due illustri micologi italiani è stata contestata a più riprese dal compianto C. L. Alessio, il quale ha dato prova di garbo eccessivo dichiarandosi «alquanto scettico sull’opportunità di tale cambiamento» e ascrivendo troppo benevolmente quell’arbitrio al novero di «piccoli nèi tassonomici». Con infallibile intuito il benemerito studioso ha avvertito odor di bruciato in quella «peregrina iniziativa», ma tornando sull’argomento non si è spinto troppo oltre nella sua signorile requisitoria: in una magistrale e ben nota monografia dedicata al porcino si è limitato a  ribadire l’inopportunità di «introdurre il nuovo epiteto pinophilus». In seguito il medesimo studioso ha giustamente cancellato quell’epiteto intruso e surrettizio da una sua personale «classifica assoluta», ma il ripristino ufficiale del nome pinicola non ha avuto luogo, e la cosa purtroppo è finita lì.


Foto: Esemplare di Boletus Pinophilus

A distanza di alcuni lustri il caso merita di essere riaperto ed insieme chiuso in modo definitivo col ristabilimento protocollare della giustizia e del decoro: da un esame sistematico che da tempo   dedico alla nomenclatura dei boleti sono infatti emersi elementi di giudizio inediti e risolutivi, che dal non linguista  Alessio non furono presi in  considerazione.

Com’è noto, nella succitata opera A. Pilat e A. Dermek hanno proposto e cercato di imporre una suddivisione - ‘maturata’ già da tempo - dell’unico genere Boletus in ben 14 generi autonomi, desunti dal quadro dei tradizionali sottogeneri, quali il Suillus, lo Xerocomus, il Gyroporus, il Leccinum ed altri meno noti. Inoltre hanno raddoppiato il numero dei porcini “d.o.c.”, assegnandoli al genere Boletus con esclusione di tutti gli altri funghi provvisti di tubuli e promuovendo al medesimo rango supremo dei quattro porcini canonici i seguenti Boleti: B. clavipes PECK, B. betulicolus (sic) VASILK., B. carpinaceus VELEN., B. separans PECK. A parte l’ovvietà, sottolineata da Alessio, dell’assunzione dei boleti clavipes nonché c.d. betulicolus da un lato e carpinaceus nonché separans dall’altro nell’area della variabilità, rispettivamente, di B. edulis e di B. reticulatus (= aestivalis), corre l’obbligo di puntualizzare che ad un esame un po’ attento uno di questi quattro epiteti specifici, betulicolus, risulta palesemente erroneo: l’uso corretto della lingua latina impone che per qualificare il nome maschile Boletus con un appellativo composto che nel secondo termine esibisca un derivato del tema del verbo colere e nella fattispecie significhi «frequentatore delle betulle», si dica e si scriva betulicola (o, con vezzo puristico, betulaecola), non betulicolus. Cito qui in nesso con i rispettivi nomi generici maschili alcuni epiteti composti, ovviamente anch’essi maschili, designanti specie fungine e terminanti in -cola (richiamando l’attenzione sulla intangibilità di silvicola, che per molto tempo è stato il secondo termine specifico del binomio Psalliota silvicola (femm.) ed ha correttamente conservato la terminazione in -a anche dopo che il nome generico è (ri)diventato maschile, donde Agaricus silvicola): Boletus lignicola, Coprinus urticaecola, Cortinarius humicola, Cortinarius umidicola, Panaeolus fimicola, Phellinus hippophaecola. E perché sia ancor più chiara la fungibilità del genere grammaticale (masch. e femm.) di -cola, si consideri il nome specifico fageticola, che designa con l’unica desinenza -a sia una varietà della Russula emetica (femm.) sia una varietà del Cortinarius herpeticus (masch.).

Poiché al classico ‘quartetto’ dei Boleti tradizionali apparteneva il Boletus pinicola, è facile intuire che dovendo questo “porcino dei pini” coabitare con il neo-collega “porcino delle betulle” - B. betulicolus appunto - in seno al nuovo e più ampio Gotha micologico comprendente otto specie di porcini, i due micologi slavi sono venuti a trovarsi nella necessità di riconoscere che la compresenza dell’erroneo betulicolus con il corretto pinicola all’interno dell’ ‘ottetto’ così realizzato risultava intollerabile (ed esilarante), donde l’‘opportunità’ di porre rimedio a quello scandalo alla bell’e meglio, cercando un appiglio nella selva della nomenclatura micologica. Il primo dei due esperti ad essere intrigato da detta impasse è stato A. Pilat, il quale nel 1973 ha dato l’avvio all’estromissione del nostro pinicola dalla nomenclatura micologica in un articolo  di cui conviene trascrivere il titolo: “Boletus pinophilus” nomen novum pro Boletum (!) pinicolam (!) (Vitt. 1835) Venturi 1863 (i punti esclamativi a commento dei due amenissimi e insieme orripilanti accusativi  sono miei). Fatto sta che, invece di estromettere o almeno correggere in betulicola (o betulaecola) il nome specifico betulicolus - come era loro sacrosanto dovere - astenendosi da ogni provvedimento punitivo nei confronti dell’amabile pinicola, Pilat e Dermek hanno ritenuto opportuno ovviare a quella ‘simbiosi’ incompatibile mandando in esilio, in base ad una cavillatio degna di miglior causa, il ‘partner’ scomodo (e  innocente), appunto il pinicola, col sostituirgli il nome specifico pinophilus, il quale fa pensare irresistibilmente (e comicamente) ad un ibrido nato dall’improvvido adattamento di un chimerico (ed allettante) pinicolus, mostruoso gemello di betulicolus, ad un ‘modello’ offerto dall’ineccepibile nome latino Pinoculus del caro vecchio Pinocchio; e a tal riguardo poco importa che un bel giorno (dopo la ‘frittata’ del betulicolus e il successivo avvento del pinophilus) al fine di salvare le apparenze ma non le ineludibili istanze della scienza micologica, sia stato ‘rifilato’ in rete, alla chetichella (quis primus fuit?), il lessema corretto betulicola, che vive a tutt’oggi in amena compagnia col suo indecoroso gemello... primogenito betulicolus.

Le simpatie di Pilat e Dermek per l’ingiustamente ‘graziato’ betulicolus sono sconcertanti ed inducono a ritenere che l’indulto accordato ‘sotto traccia’ al suo propositore sovietico (Vasilkov, 1966) da parte dei due colleghi in parola abbia rivendicato a sé il primo posto assoluto, oscurando gli imperativi deontologici della scienza.

Il motivo della «peregrina iniziativa» della sostituzione dell’epiteto pinophilus a pinicola è stato additato a suo tempo dal primo dei due propositori nel rapporto omonimico del pinicola VITT con l’epiteto specifico della Fomitopsis pinicola (SW. ex FR.) KARST.; entrambi i micologi hanno comunque stranamente ignorato e/o sottaciuto che la nomenclatura micologica è ricca di nomi generici i quali, pur differenti tra loro (come lo sono Boletus  e  Fomitopsis), sono accompagnati da nomi specifici identici che lapalissianamente non comportano alcun rischio di confusione tra le diverse specie. A tal proposito mi si consenta di evocare a titolo di esempio, limitando lo sguardo alla sola parte iniziale del lunghissimo indice alfabetico di un manuale che va per la maggiore, l’appellativo specifico acuta, che fa bella (e legittima) mostra di sé come seconda voce di ben quattro mico-binomî linneiani indicanti altrettante specie fungine diverse, senza che alcun micologo abbia mai avuto il diritto di gridare allo scandalo: Clavaria (Ramaria) acuta, Hygrocybe acuta, Inocybe acuta, Leptosphaeria acuta; e il fatto che in epoca remota, anteriore agli statuti nomenclatoriali moderni, detta Fomitopsis sia stata chiamata balordamente Boletus (nonché Polyporus) è del tutto ininfluente sulla questione, altrimenti dovremmo cancellare dalla faccia della terra anche il nome Boletus, colpevole di aver designato nella terminologia corrente del lontano passato un’Amanita (nella fattispecie la caesarea). Né è un caso che il medesimo Pilat abbia allontanato il Boletus lignicola KALL. dal troppo ‘consuonante’ Boletus pinicola inventando un genere il cui nome suona bifidamente Buchwaldoboletus e Pulveroboletus. Aggiungasi che il conio della nuova ed intrusiva denominazione specifica pinophilus in luogo di pinicola è stato con ogni probabilità suggerito a detto micologo - il quale non familiarizzava molto con la lingua latina - dal  «tandem» femminile sphagnicola/sphagnophila esibitogli rispettivamente dalla Omphalina sphagnicola (BERCK) MOSER  e dalla Russula sphagnophila KAUFFM. (ss. ROMAGN.).

Spero che le Autorità competenti provvedano con sollecitudine ad estromettere dalla nomenclatura vigente il nome specifico betulicolus, ufficializzando e rendendo esclusiva la denominazione betulicola, che è conforme all’uso legittimo ed elegante della lingua latina e va comunque preferita a betulaecola, che sarebbe una licenza puristica parallela ad aquaelicium in luogo di aquilicium (forme attestate entrambe nel lessico latino antico) nonché al succitato urticaecola in luogo di urticicola e a tubaeformis che si alterna con tubiformis nella pur ineccepibile nomenclatura adottata da J. Bulliard per due denominazioni specifiche del genere Cantharellus  (la voce urtica è della 1ª decl., come betula, aqua e tuba; diverso è il caso di pinicola, dato che pinus è della 2ª decl.; anche hippophaecola è altra cosa, dato che il suo primo termine è un originario hippophaē, non hippopha).

L’estromissione di betulicolus, che qui si auspica, sarà un atto dovuto; ma è mia convinzione che sia ancor più urgente la cancellazione di pinophilus, che in nesso con Boletus è un nomen novum la cui presenza nel quadro della tassonomia dei miceti è estranea non solo al fair play ma anche alla ratio scientifica, che è sempre stata la stella polare della benemerita tradizione micologica italiana.

Dedico questo doveroso intervento alla memoria di C. L. Alessio, verso il quale mi sento debitore.

Raffaele Di Virgilio

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